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NO VIOLENCE!: Kouros presenta Cesare Cassone, l’artista che racconta la realtà…
Tra i tanti artisti partecipanti alla rassegna NO VIOLENCE! - La bellezza contro la brutalità, in mostra a Lucca presso la Sala di Corte dell’angelo fino all’ 8 Luglio, l’Associazione Kouros ha l’onore di presentare Cesare Cassone che espone per l’occasione 2 opere: “Marco non sa correre” e “Violenza sulle donne”…
Kouros: Cesare, parlaci un po’ di te… come e quando è iniziata la tua passione per l’arte e che cos’è per te la pittura?
Cesare: Il mio interesse per la pittura può suddividersi in due periodi.
Nel primo, che risale agli anni ‘60 e si è protratto fino al 1983, sui soggetti della mia pittura (ad olio e gessetti) hanno avuto grande influenza la vita all’aperto, libera, ma anche ricca di dialoghi e riflessioni con i coetanei, i paesaggi, gli alberi ed i colori quotidianamente vissuti nel periodo della giovinezza, il contatto quasi “materno” e viscerale con la natura, l’alternarsi delle stagioni, in un piccolo centro collinare.
Il secondo periodo, iniziato ai primi del 2006, è stato sorretto ed ispirato dalle ricerca del passato, rivisitazioni delle sensazioni spontanee, giovanili, ricerca di un nuovo modo di rivivere e rappresentare, in chiave più moderna e “matura”, la realtà della natura che ci circonda, da tempo sottoposta alle continue “violenze” dettate dalle esigenze consumistiche moderne, al degrado paesaggistico ed ecologico, ad una frequente “sofisticazione” della sua “essenza” e della sua “forza” vitale, che, ciò nonostante, ogni anno si rinnova, forte, maestosa, invasiva e soprattutto colorata. Nel corso degli ultimi anni, si sono però aggiunti altri temi, tra cui alcuni di carattere espressamente sociale Comunque, in questa seconda fase della mia attività, in cui il tempo “abbonda”, le motivazioni a dipingere sorgono soprattutto dal riaffiorare dei problemi di sempre, anche quelli lasciati per anni temporaneamente “sospesi”, e soprattutto i ricordi, in specie quelli della gioventù, risvegliando esigenze dello spirito e della mente temporaneamente sopite, quali quella della esternazione della propria interiorità, attraverso il meraviglioso mondo dei colori.
Pertanto, anche i due dipinti del 2007 e 2008 che oggi sono in questa splendida mostra rappresentano un aspetto significativo e importante di questa nuova fase della mia vita.
Kouros: Alla mostra NO VIOLENCE! presenti due opere particolarmente cariche di significato facenti riferimento alla violenza sulle donne e sui bambini…Che cosa ti ha portato ad esprimerti in merito a queste delicate e più che mai attuali problematiche?
Cesare: E’ indubbio che gli effetti del doloroso e preoccupante fenomeno sociale della violenza sulle donne ed i minori hanno causato, oggi come in passato, situazioni di gravissimo disagio all’interno della società civile e soprattutto nell’ambito familiare.
Come può essere rappresentato tale triste fenomeno nell’arte visiva, in particolare nella pittura?
Mi sono ricondotto alla definizione stessa di “violenza” intesa come qualsiasi coazione fisica o morale esercitata da un soggetto su un altro al fine di indurlo a subire o a compiere atti che non avrebbe altrimenti liberamente consentito o commesso. In particolare, secondo la Dichiarazione delle Nazioni Unite del 1993, “violenza nei riguardi delle donne” sono “…tutti gli atti di violenza diretti contro il sesso femminile e che causano o possono causare alle donne un pregiudizio o delle sofferenze fisiche, sessuali e psicologiche, inclusa la minaccia di tali atti, l’imposizione o la privazione arbitraria della libertà, sia essa nella vita pubblica che privata…”. Ciò comprende la violenza domestica, sessuale e psicologica, la prostituzione forzata, il traffico umano a fini di lavoro coatto o di prostituzione, lo sfruttamento sessuale, la persecuzione sessuale, gli atti sanguinosi e mutilanti tradizionali (inclusi delitti d’onore e infanticidi) e ogni altra pratica discriminatoria nei confronti delle donne.
In Italia, come in tutti i paesi del mondo, il fenomeno della violenza ancora persiste, e, purtroppo, rimane spesso sommerso e impunito, nonostante il continuo coinvolgimento di tutte le componenti istituzionali e sociali.
E’ pur vero, purtroppo, che, in questa società moderna, quotidianamente investita da vicende ed eventi oggetto di questa mostra, nonostante l’amplificazione da parte dei mezzi d’informazione, la generalità delle persone che, superata un’emotiva reazione e partecipata riflessione sull’ennesimo episodio di violenza su una donna, ritorna, ben presto - anche perché coinvolta in altri problemi - alla vita di ogni giorno, metabolizzando l’evento traumatico conosciuto e la forte emozione provata e, per i più sensibili e attenti, provare quasi un senso di colpa, di incolpevole impotenza, per non poter far molto, per contribuire personalmente e più efficacemente più che alla soluzione quanto meno al contenimento di tale drammatico problema umano. Analogamente accade per la violenza sui minori, viltà quotidianamente praticata in tutto il mondo, soprattutto per le scarse possibilità di difesa delle vittime e la concomitante devianza, in specie sessuale, degli autori di simili crimini.
Che fare quindi?
Da parte mia, quale modesto contributo, ho voluto esporre in questo contesto due opere, che, con gli occhi del creativo e nello stile di espressione artistica personale, esprimono, in modo sintetico, il dramma delle violenze sulle donne e dei minori, comportamenti indegni verso la sacralità della vita umana ed il rispetto verso tutti i propri simili, più che mai quelli di sesso femminile ed i più deboli.
I due dipinti hanno in comune uno sfondo scuro, “sporco” (che rappresenta il mondo di oggi, in cui vengono quotidianamente perpetrati gli orribili crimini e abusi ricordati). In particolare:
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nel dipinto intitolato “Violenza sulle donne”, in cui, circondate da rivoli e macchie rosse ( sangue, dolore, sofferenza, sacrificio), le donne vengono rappresentate dal simbolo (cerchio con crocetta in basso) che deriva dall’antico nome del pianeta Venere (dea della femminilità), di colore prevalentemente rosa (colore femminile per eccellenza con cui sin dalla nascita ogni donna viene cromaticamente contraddistinta); figure tormentate, con sbavature e, per una di esse, con un’estroflessione del suo contenuto (perdita di un essere concepito e ancora racchiuso nel grembo materno);
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nel dipinto intitolato “Marco non sa più correre”, in cui, nello stesso sfondo scuro, “sporco”, il dramma sul minore viene rappresentato da piccole impronte insanguinate di un essere che, dopo la violenza, si incammina lentamente , ma con estrema fatica, verso un futuro tutto “in salita”, privato ormai della sua innocenza, vivacità e voglia di vivere. Infatti:
“Marco ha cinque anni ed era un bambino felice, allegro, socievole;
Marco aveva tanti compagni come lui, con cui giocava insieme;
Marco cresceva bene nella sua famiglia, seguito ed amato dai suoi genitori;
Marco aveva sempre desiderato andare, da grande, in Africa, per aiutare quei bimbi neri, magri, con occhi grandi, visti in tivu;
Un giorno, Marco, inaspettatamente, ha subito violenza;
Marco, da quel dì, è diventato triste, chiuso, quasi assente;
Marco, oggi, non sa più correre”
Kouros: Come e dove nascono queste tele?
Cesare: Come per ogni artista, le opere sono il frutto di una libera e personale interpretazione e rappresentazione dei “fatti” della vita, delle problematiche sociali, etniche, religiose, degli effetti della “globalizzazione”, soprattutto finanziaria ed economica, della costante evoluzione dei differenti popoli, soprattutto i meno evoluti e più poveri che, tramite i mezzi di comunicazione odierni (in particolare la “rete”) percepiscono altre forme di vita sociale più adatte alle proprie esigenze di civiltà e progresso, finalizzate ad una complessiva e migliore qualità della vita. Per questo il nostro pianeta è sempre coinvolto da un coacervo di situazioni “calde”, sfocianti soprattutto in conflitti etnici e, pertanto, forieri di distruzione e violenza (anche quella della violazione dei diritti delle popolazioni e soprattutto dei singoli, in specie donne e bambini).
Kouros: Al momento di dare espressione alla tua arte, che cosa scatta in te? Parti già da un’idea ben precisa o lasci che la mano agisca da sé in maniera del tutto istintiva?
Cesare: Di questo credo di aver già dato un’indicazione di massima. Ritengo, comunque, che ogni “creativo”, in qualunque arte visiva operi, sia un essere dotato più di altri di una particolare sensibilità, un’anima vivace, curiosa, pronta ad afferrare un’idea, un concetto, una nuova suggestione sensoriale, attivandone un’elaborazione col pensiero razionale e i sentimenti dell’anima, dando vita ad un’opera.
Kouros: C’è un messaggio particolare che intendi offrire attraverso la tua arte?
Cesare: Per l’argomento oggetto di questa mostra, il messaggio pare già evidente e forte. In generale, il mio obiettivo è quello di contribuire, con i miei dipinti, a rendere la vita degli altri miei simili più felice e soprattutto più “positiva”. E, per questo, la mia pittura espressionista astratta è un’interpretazione e conseguente rappresentazione di emozioni della vita e tutto ciò è possibile perché amo molto i colori. Un noto critico, in occasione della mia prima mostra, scrisse “Di certo Cesare Cassone è un “colorista” ed il senso del colore fa parte del suo DNA creativo da sempre”. Si, mi ritrovo in questo giudizio.
Infatti i colori - e quindi la mia pittura colorata e segnica - sono per me un fantastico mezzo di comunicazione sociale, al pari delle altre “arti visive” ed di ogni altro strumento realizzato dall’uomo per ampliare la coscienza di sé e delle sue personali esigenze e potenzialità. Infatti essi consentono di poter interagire con gli altri esseri umani ed il mondo intero, e rappresentano un’ indispensabile e affascinate “chiave” che consente di manifestarmi e - tramite l’opera - svelarmi agli altri, riscoprirmi continuamente, rigenerarmi, creare un flusso emozionale che da me “transita” all’attento osservatore.
Kouros: Quali traguardi continui a porti per il futuro?
Cesare: Due. Il primo: continuare ad impegnare me stesso in questa “passione” rigenerante, allegra, intensa e costruttiva. Il secondo: contribuire – fin dove è possibile – a lasciare, con qualche mio dipinto, una piacevole traccia del mio “passaggio” su questo pianeta!
Grazie per le tue parole e per tutte le emozioni che ci regali attraverso la tua arte, esprimendo, per mezzo di tinte forti e accese, sensazioni variopinte e multiformi che attraversano ogni fase dell’esistenza umana, in una cascata di colori che si adatta ogni volta alla tematica trattata, restituendoci capolavori originali e di indiscutibile valore…